CANDIDATURA UNESCO 2018
Un insieme di paesaggi, di ecosistemi, di vallate e di boschi accompagna la cerca dei cavatori molisani.
E’ una pratica antica, tramandata nelle generazioni, di padre in figlio. Uomo e animale, immersi nella natura, di stagione in stagione. Proprio per questo, dopo il recente riconoscimento della pratica della Transumanza, potrebbe diventare patrimonio culturale immateriale dell’Unesco anche la cerca del tartufo con la candidatura del 2018 per “Cerca e cavatura del Tartufo in Italia. Conoscenze e pratiche tradizionali patrimonio culturale immateriale dell’umanità UNESCO”.
MOLISE, TERRA DI TARTUFI
La vocazione del Molise come terra di tartufi nasce dal suo territorio incontaminato e dalla vastità delle sue aree boschive. Là dove l’uomo ha smesso di coltivare, il tartufo ha cominciato a riprodursi spontaneamente, complice la presenza delle sue piante simbionti. Il tartufo, infatti, è un fungo che nasce e si sviluppa sottoterra, aiutato dalla linfa vitale dell’albero sulle cui radici cresce. In cambio dei carboidrati necessari al suo fabbisogno, il tartufo aiuta la pianta simbionte ad assorbire meglio l’acqua e i sali minerali, in particolare azoto e fosforo. Gli alberi con i quali il tartufo stabilisce la simbiosi cambiano a seconda della tipologia.
Il tartufo bianco pregiato, ad esempio, predilige la roverella, il cerro, i tigli, il nocciolo, i pioppi e i salici, quello estivo il rovere, il faggio, il leccio e il pino nero.